La conoscenza può oggi approfittare di enormi risorse, grazie alla potenza di calcolo di una tecnologia che ha fatto propria la logica del passaggio dall'analogico al digitale, dal continuo al discontinuo, dalla durata al numerico, al discreto. Non si tratta solo di uno stile conoscitivo che potenzia incredibilmente la nostra capacità di manipolare fenomeni e processi; si tratta anche di un mutamento che ci introduce in un'altra visione del mondo. I vantaggi sono indubbiamente grandi, ma gli svantaggi? Che rilevanza ha ciò per la produzione della conoscenza? In un paradigma per cui tutto deve poter essere computazionale, che cosa ne è della concreta materialità della realtà? Il rischio è che la disponibilità di dati correlabili secondo una estensione inaudita, grazie alla loro manipolabilità, induca a credere che tutto sia già “dato”, secondo una oggettività indiscutibile, assoluta, esatta, tale da rendere obsoleta la stessa teoria. Come se la ricerca non avesse più bisogno, per comprendere i suoi referenti, dell'attivazione di una addestrata intelligenza delle correlazioni e dell'interpretazione. È a questa ideologia, oggi potentissima, che risponde la proposta di un consapevole dissenso creativo.
Il pomeriggio di studio sarà animato da Giuseppe Longo, matematico, direttore di ricerca emerito presso il centro interdisciplinare Cavaillès dell’École normale supérieure di Parigi (ENS).
L'evento è il primo de l'Officina delle idee 2018 proposta dall'Istituto Universitario Federale per la Formazione profesionale (IUFFP).
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